Questo è il frutto del nostro fantasticare

La nostra storia parte dal dubbio su chi fossero, da dove venissero e perché traversassero il mare questi famosi greci colonizzatori.  Alla fine la risposta non poteva essere che quella storica: gli abitanti della Calcide, regione montagnosa  centrale dell’Eubea, con scarse possibilità di espansione territoriale alla ricerca di zone pianeggianti per far fronte alla crescita demografica e al bisogno di cibo; la risposta più logica.

Da qui parte la nostra narrazione con due personaggi leggendari Ippocle e Megastene due annoiati aristocratici che stanno in un Osteria a bere e a mangiare. In quel locale lavorano due strani tipi stranieri che parlano una lingua incomprensibile. I due sono il cameriere e il cuoco che si trovano lì come schiavi catturati dai commercianti della famosa Pitecusa e venduti in patria. I due poveri malcapitati non fanno altro che pensare di ritornare nella loro famosa terra flegrea, la loro patria dove Ercole ha sconfitto i Giganti e dove la terra è fertile, piena di sole, piena di frutti dolci come il miele, dove si canta, si balla e si fa all’amore!

Avendo sentito narrare queste meraviglie, i due greci decidono di partire alla ricerca di quella terra fantastica non senza aver sentito prima il responso del Dio Apollo.

Intanto Ea, una bellissima fanciulla, sorella di Megastene, con rammarico pensa alla sua condizione di donna che non può fare altro che pettinarsi, truccarsi, nonché cucinare, badare alla casa e alla famiglia. Invece vorrebbe viaggiare, essere protagonista di grandi avventure, trovarsi eroina di storie fantastiche…..ma purtroppo deve sottostare anche alla volontà dominante del fratello maggiore.

A questo punto entra in scena Apollo che si rivela in sogno alla ragazza e stringe con lei un patto: le affida l’intera spedizione di nascosto a Ippocle e Megastene stesso; solo lei avrebbe saputo la rotta giusta per raggiungere la loro destinazione, quella terra dove costruire la nuova città che sarebbe diventata grande e potente.

Ma un dio non aiuta mai senza ricevere nulla in cambio! Ea sarebbe diventata la sua sposa e la sacerdotessa del suo nuovo grande tempio, dedicando a lui l’intera sua vita!  Ea sarebbe divenuta il suo Oracolo, la sua Sibilla a cui tutti i grandi avrebbero richiesto consiglio sulle più importanti imprese.

La ragazza accetta la proposta ma a patto che Apollo l’avrebbe fatta vivere tanti anni quanto le gocce di una fontana.

In navigazione su questo stupendo mare blu, i nostri protagonisti maschili viaggiano fra accordi e dissapori, ma all’oscuro della presenza di Ea a bordo che, invece, detta la rotta ai marinai seguendo la via tracciata da una colomba che altro non è se non Apollo in persona.

All’improvviso ecco materializzarsi la minaccia delle Sirene che ammaliano i navigatori e riescono a decimare l’equipaggio con il loro canto inebriante. Interviene Ea che si rivela e salva i due conquistatori perché questo è il luogo destinato: è il canto delle Sirene il segno che Apollo aveva indicato come fine del viaggio.

Il sogno di tutti si avvera: Megastene e Ippocle fondano la nuova Cuma di fronte all’isola di Pitecusa mentre Ea subisce la trasformazione in Sibilla con tre teste e sei gambe.

Ea è felice, ha realizzato il suo sogno; non più a casa a pulire, a lavare i panni come le sue amiche “sfortunate”; non più la serva di suo fratello, quell’impiastro  irriconoscente…….ma che, dopo tutto e malgrado tutto ora Le manca tanto.

Al suo cospetto si presenta un nobile di Cuma dall’aspetto bello e regale per chiedere un vaticinio sul futuro della sua città. La Sibilla senza tentennamenti gli dice che Cuma sarà grande e molto importante ma che darà vita ad un’altra città ben più grande e famosa più in là sul mare, in una nuova terra assai vicina e indica verso Sud quella terra vicino al grande vulcano che sarà fiorente e protagonista assoluta della storia con il nome di Neapolis.

Alla fine, il nobile si smaschera alla Sibilla rivelandosi come Megastene, il suo amato fratello ritrovato.  Con  questo forte abbraccio si chiude la nostra storia.